Visita all’eco center di Bolzano: 5 idee da portare a casa
Nei giorni scorsi ho avuto il privilegio di fare visita, insieme agli amici del Comitato delle Famiglie dei Masi, che si è fieramente opposto alla riapertura della discarica di Imèr tra l’autunno 2021 e la primavera 2022, agli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti urbani e depurazione delle acque reflue gestiti dall’eco center di Bolzano.
La politica provinciale trentina (frontman Tonina), i comuni e numerose organizzazioni predicano da mesi l’ineluttabilità di imitare “paro paro” l’esempio virtuoso dell’Alto Adige, che è in grado di “chiudere in casa” il ciclo dei rifiuti senza gravare sui territori limitrofi, né sulle tasche dei cittadini, tantomeno sulla loro salute.
I colloqui avuti con il personale tecnico che ci ha accompagnato hanno mostrato trasparenza e franchezza che difficilmente abbiamo riscontrato nelle nostre interlocuzioni con i loro colleghi nostrani, molto più reticenti ad esporsi in modo disallineato dalla semplicistica narrativa “di regime”.
Sono emersi alcuni dettagli che andrebbero messi sulla bilancia dei pro e dei contro le scelte che il Trentino si appresta a fare, sotto il peso di un’urgenza che pare proprio costruita a tavolino… d’altra parte senza emergenza noi italiani facciamo così fatica a prenderci delle responsabilità!
Primo takeaway: l’assetto pubblico della società consente di introdurre criteri diversi da quelli strettamente economici nelle scelte gestionali. Il bassissimo livello di emissioni che rende l’inceneritore di Bolzano un gioiellino è frutto di precise scelte politiche locali sulle soglie ammesse, le quali comportano investimenti ingenti sulla qualità dei filtri. Chi guarda solo al profitto non li può cambiare così spesso. Il depuratore tratta anche i reflui industriali: invece che giocare a guardia e ladri con il privato, il pubblico provvede a ripulire. E presenta il conto.
Secondo takeaway: il sovranismo etico sul ciclo dei rifiuti è una bufala. La non irrilevante quantità di polveri intercettate, che sono la parte più scomoda e pericolosa del processo che trasforma gli scarti urbani in energia termica ed elettrica, viene spedita attraverso il Brennero nelle miniere di sale della Germania. Analogamente i fanghi di depurazione del vicino impianto, quelli pieni di microplastiche, idrocarburi, antibiotici e schifezze varie dei tempi moderni finiscono sui campi della Pianura Padana. Noi quelli trentini li abbiamo visti arrivare a Imèr, ai piedi delle Dolomiti patrimonio dell’Umanità… lo abbiamo segnalato alla Procura della Repubblica, attendiamo fiduciosi.
Terzo takeaway: c’è carenza di impiantistica innovativa nella differenziazione. Gli ingombranti vengono triturati e bruciati, i grigliati vengono bruciati, le ceneri vanno in discarica, a Vadena. “Fuoco e fiamme”, come recita scherzosamente l’attore nel filmato introduttivo (edutainment) per i visitatori e per le scuole. Si trova su YouTube, merita.
Quarto takeaway: ci sarebbe un buon margine tecnico per accogliere più rifiuti da Trento, anche se il dimensionamento attuale, con una sola linea, non è sufficiente per la produzione di RSU delle due province autonome. Ma non c’è margine politico, quindi dobbiamo fare un altro inceneritore autonomista a Trento, e mi raccomando che sia sottoutilizzato, giusto per sottolineare la sua esclusività. Ci vorranno cinque anni per arrivare a costruirlo, due per metterlo a regime. Salvo ricorsi, controricorsi e figuracce NOT-style.
Quinto takeaway: se ho capito bene in Südtirol la fognatura copre il 98% delle abitazioni, in Trentino il 70%. A noi non piace investire sui fondamentali, evidentemente ci garbano di più gli accessori. Hanno impianti di depurazione più grandi, dove il recupero energetico attraverso il biogas diventa sostenibile. Hanno carenza di tecnici, il privato paga meglio e glieli ruba.
È stata davvero un’esperienza istruttiva. I cugini altoatesini vincono il confronto a mani basse, nonostante noi vantiamo percentuali di raccolta differenziata più alte. Però qualcosa non torna. Perché la nostra massima aspirazione è copiare le soluzioni pensate da loro vent’anni fa, invece che provare a fare di meglio?
L’allegato IV bis della aggiornata Normativa dell’Unione europea sulla gestione dei rifiuti riporta una preziosa serie di “Esempi di strumenti economici e altre misure per incentivare l’applicazione della gerarchia dei rifiuti” - le 5 “R” dell’economia circolare; forse una ripassatina non farebbe male, e l’opportunità di allineare il Trentino al framework strategico continentale sembra ben più interessante del limitato confronto con l’erba del vicino. Fine del cablogramma.